Un mondo inclusivo, passando anche per la lingua dei segni
Un mondo fatto bene” – questo il claim di UNI – è un mondo inclusivo in grado di offrire a tutti, indipendentemente dal grado di abilità, l’opportunità di poter accedere liberamente e pienamente a beni e servizi. Per questo ormai da tempo UNI ha posto il tema dell’accessibilità come impegno prioritario, in ottica di inclusione e responsabilità sociale.
Accessibilità che deve però essere declinata nei più diversi settori affinché a tutte le persone venga garantita la possibilità di potersi muovere liberamente in ogni ambito della vita quotidiana e di usufruire pienamente di prodotti e servizi. Quindi parliamo di accessibilità del costruito, con particolare attenzione all’ambiente fisico e urbano (ad esempio l’accessibilità di strutture ed edifici), di trasporti, di beni e servizi fino all’accessibilità all’informazione e alla comunicazione.
Su questi ultimi aspetti in particolare si è concentrata recentemente l’attività di UNI con la pubblicazione della nuova edizione della norma UNI 11591 sulle figure professionali operanti nel campo della traduzione e dell’interpretazione ossia i professionisti che rendono possibile la comunicazione tra diverse realtà linguistiche e culturali.
Rispetto alla precedente edizione del 2015, tra le altre novità, la norma introduce anche i requisiti professionali specifici per gli interpreti in lingua dei segni (LS) e lingua dei segni tattile (LST). I requisiti sono specificati in termini di conoscenze e abilità, anche al fine di identificarne chiaramente il livello di autonomia e responsabilità in coerenza con il Quadro Nazionale delle Qualificazioni (QNQ).
La norma è particolarmente importante anche alla luce del Decreto 10 gennaio 2022 “Disposizioni in materia di professioni di interprete in lingua dei segni italiana e lingua dei segni italiana tattile” che all’articolo 1 (comma 2) fa esplicito riferimento alla certificazione di conformità alle norme tecniche UNI applicabili a questo settore e perciò alla UNI 11591:2022.
Ma l’impegno di UNI non si ferma qui e l’attività dell’Ente sta progredendo rapidamente sia a livello nazionale che internazionale, in linea con quelle che sono le linee strategiche UNI e la nuova vision con la quale UNI si impegna a costruire “un mondo fatto bene”.
Anche l’Unione europea ha riconosciuto nella standardizzazione un potente strumento per affrontare un tema così delicato e significativo e – per quanto riguarda ad esempio l’accessibilità dell’ambiente costruito – nel 2008 ha dato il via al Mandato UE M/420 “Accessibility in built environment” il cui risultato principale è stata la pubblicazione della norma europea UNI CEI EN 17210 che descrive i requisiti minimi funzionali di base e le raccomandazioni per un ambiente costruito accessibile e usabile secondo l’approccio “Design for All“/”Universal Design” e alla quale gli esperti italiani hanno dato un fattivo contributo.
Perché è nata la norma UNI 11591?
La Legge 4/2013 promuove la partecipazione delle associazioni rappresentative delle professioni alla definizione di “norme tecniche” che consentano ai professionisti di ottenere una certificazione di terza parte, cioè rilasciata da un organismo terzo diverso dalle associazioni medesime e che sia accreditato presso l’Ente Italiano di Accreditamento (ACCREDIA) secondo lo standard ISO/IEC 17024.