Recepimento direttiva CSRD e impatto su PMI

Verso l’adozione della Direttiva CSRD e l’impatto sulle PMI

Il decreto di recepimento della direttiva CSRDCorporate sustainability reporting directive – sarà messo in consultazione dal Ministero dell’Economia italiano.


VERSO L’ADOZIONE DELLA DIRETTIVA

Il processo di adozione dei primi standard relativi al report di sostenibilità sta subendo una accelerazione attraverso la creazione di un processo consultivo con le parti interessate per facilitarne l’adozione.

Il numero delle aziende coinvolte nel reporting di sostenibilità aumenterà ad una stima di circa 4mila, nonostante il termine di recepimento sia stato fissato dall’Unione europea al prossimo 6 luglio 2024.

In ogni caso, dopo aver avuto l’approvazione della legge di delegazione europea alla Camera, bisognerà ancora attendere il via libera del Senato italiano.

Il primo report è atteso per il 2025 per le aziende quotate con più di 500 dipendenti e già soggette alla Direttiva, mentre le PMI non quotate non saranno obbligate ai report di sostenibilità, ma potranno sempre aderire su base volontaria.

Il percorso verso la piena trasparenza ESG non sembra affatto semplice. Infatti, come fa notare Michele Pizzo, presidente dell’Oic (Organismo italiano di contabilità), bisogna lavorare affinché i nuovi standard europei “dialoghino” con quelli internazionali, affinché le aziende non debbano trovarsi a dover predisporre un doppio report “per rispondere alle richieste degli investitori internazionali”.

Nei prossimi mesi quindi, il compito dell’Italia sarà proprio quello di creare una politica concreta che sia in grado di trovare soluzioni pratiche per supportare le aziende nell’ottemperanza di questo nuovo obbligo, tra cui: facilitare l’accesso alle banche dati pubbliche, sviluppare strumenti a supporto delle PMI e affrontare il fenomeno della sottocopertura finanziaria rispetto ai rischi climatici.

FONTE: IL SOLE 24ORE


COSA CAMBIERA’ PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE?

Il commento di Alfonso Asaro – FSI Advisory – Data Analytics, Risk and Regulation:

Le piccole e medie aziende – pur non rientrando ufficialmente tra i principali destinatari della normativa sulla sostenibilità – sono in realtà tra i soggetti maggiormente impattati dalla stessa e su più fronti:

  • Informativa da produrre: numerose informazioni sono richieste dalle banche – che devono quantificare la percentuale Green del loro portafoglio credit, dai clienti più grandi – che devono certificare la loro Supply Chain, e dagli stakeholders in generale, quali l’opinione pubblica – soprattutto nel caso di attività ad alto impatto ambientale sulla comunità, o le società di rating/data provider per fornire informazioni esaustive a tutte le controparti commerciali interessate
  • Revisione dei processi di core business: le pressioni dal punto di vista ambientale, i problemi relativi all’approvvigionamento di alcune materie prime, suggeriscono in alcune casi di intraprendere una revisione dei processi core e sviluppare un modello maggiormente sostenibile ed efficiente
  • Nuove opportunità’ di business: per alcuni settori/prodotti si stanno creando delle concrete possibilità di sviluppare nuovi prodotti e servizi a supporto della transizione sostenibile.

CONCLUSIONI

L’aspetto forse più rilevante, è che l’introduzione dei principi di sostenibilità non rappresentano solo un esercizio di compliance, ma più che altro una modifica importante del modello regolamentare e di business.

Ogni impresa dovrebbe infatti sviluppare un proprio percorso di sostenibilità, che si basi su tre iniziative specifiche:

  • La creazione/implementazione di un modello di Governance
  • L’effettuazione di un percorso di training e di formazione per tutta la forza lavoro
  • La preparazione di un piano di attività

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